Durata: n.d.
Tappe: 13
Il Museo è grande e l’invito è di tornare a visitarlo molte volte, ma per una prima volta è disponibile questo percorso che propone una selezione di alcuni dei reperti e degli oggetti più importanti e spettacolari delle esposizioni.
1. Saloni affrescati
Palazzo Cavalli viene eretto nella metà del ’500 e l’equilibrata distribuzione degli ambienti attorno al “portego” centrale testimonia questa origine rinascimentale. L’imponente e sontuoso ciclo di affreschi che ne decora le sale fu invece eseguito nella seconda metà del ’600 e rispecchia il gusto barocco per la meraviglia, con sofisticati giochi illusionistici. Il visitatore più curioso e attento, passeggiando per le sale storiche del Museo, può apprezzare della bellezza degli affreschi, scoprendone le narrazioni, le simbologie e i dettagli nascosti, e al tempo stesso coglierne il dialogo con gli straordinari reperti esposti, vivendo un’esperienza davvero unica.
Nell’atrio è possibile decifrare le “imprese” del casato, immergersi nelle metamorfosi di Ovidio e sbirciare gli amori di Giove e Apollo.
Nella Sala delle Storie romane, a fare da teatro alla tartaruga liuto, affreschi ispirati ai racconti degli storici Tito Livio e Valerio Massimo, con protagoniste figure femminili di diversa moralità.
Nella Sala della Caccia tra i reperti ci sono i preziosi struzzi della collezione storica: sulle pareti sono rappresentate diverse tipologie di caccia, compresa la caccia allo struzzo bianco!
Nella Sala delle Storie bibliche episodi tratti dal Vecchio Testamento sembrano quasi indicare il punto di partenza della riflessione che portò Charles Darwin a pubblicare infine la sua Origine delle Specie, di cui è qui esposta la prima edizione italiana.
Chiude il percorso storico lo Scalone d’Onore, una ascesa fisica e spirituale in compagnia delle Muse: Calliope e Melpomene dipinte ai piani inferiori, quindi Urania e Clio. Sulla cima attende Apollo, il volto rivolto all'insù come ad accogliere la luce proveniente dall'alto. Il soffitto originale era infatti costituito da un lucernario ottagonale, rimosso a fine Ottocento.
2. Sala delle Palme
In questa sala sono esposti, mantenendo l'accattivante allestimento originale, fossili di specie vegetali. Alle pareti grandi lastre di palme e altre piante provenienti da siti veneti, nelle vetrine centrali altri reperti di paleobotanica. Completano l'allestimento un video sulla storia evolutiva delle piante, uno sulla Teoria dell'Evoluzione di Darwin, e un altro che, insieme all'audio diffuso nella sala, amplifica l'emozione della visita presentando in modo artistico i fossili esposti.
3. Meteoriti
In questa sala si affronta il tema della geologia dei corpi extraterrestri. Sono esposti rarissimi frammenti di meteoriti che raccontano, in particolare, com'era la composizione dei corpi celesti miliardi di anni fa. Un video spiega le diverse tipologie di meteoriti e i loro meccanismi di formazione. Una proiezione porta a esplorare la superficie e la geologia della Luna e di Marte.
4. Minerali fluorescenti
La luce è fondamentale per apprezzare i cristalli, la loro trasparenza, il loro fascino, i lampi che i raggi luminosi accendono riflettendosi sulle facce … ma le onde elettromagnetiche con diverse lunghezze d’onda che penetrano nel cristallo producono anche una molteplicità di effetti fisico-chimici complessi (assorbimento, rifrazione, birifrangenza,…). Se le onde incidenti sono nel campo della luce visibile, l’effetto più evidente è il colore: i cristalli assumono le colorazioni più varie per effetto di complessi meccanismi di assorbimento di specifiche frequenze. Ma i cristalli ci riservano altre e inaspettate sorprese: se le onde incidenti hanno più energia della luce visibile (per esempio nel campo della radiazione UV), allora altri meccanismi di eccitazione elettronica prendono il sopravvento ed anche minerali che alla luce visibile sono incolori o bianchi assumono colori vivaci ed intensi, e quelli che già avevano colore possono mutare completamente ed assumere nuove fantastiche tinte. È il fenomeno della luminescenza, che dura finchè il cristallo è sottoposto ad irraggiamento. A volte persiste per qualche tempo anche dopo l’eccitazione: è il fenomeno della fosforescenza. I colori che il minerale assume quando irraggiato sono indicativi della sua natura e degli elementi chimici presenti nella struttura cristallina.
5. Ittiosauri
Gli ittiosauri sono un gruppo di rettili marini mesozoici completamente adattati all’ambiente acquatico. Il loro corpo idrodinamico aveva una forma simile a quello dei pescecani o dei delfini. La coda era eterocerca inversa, ossia con la colonna vertebrale estesa nella parte inferiore della pinna caudale. La maggior parte degli ittiosauri erano predatori e si nutrivano di pesci, molluschi (soprattutto cefalopodi), artropodi e rettili marini, compresi ittiosauri più piccoli. Completamente adattati alla vita marina, gli ittiosauri non raggiungevano mai la terra ferma ed erano vivipari, ovvero partorivano prole viva sviluppata nel corpo materno, come è evidente dal ritrovamento di femmine di ittiosauro trovate fossilizzate assieme ai neonati appena partoriti o con embrioni ancora nella cavità addominale. Gli ittiosauri misuravano in media 2 metri di lunghezza, ma si conoscono anche forme molto più grandi come Temnodontosaurus sp. del Giurassico inferiore dell’Inghilterra esposto in museo.
6. Tigre dai denti a sciabola
Smilodon fatalis, la famosa tigre dai denti a sciabola, icona dell'era Glaciale: questo esemplare originale è unico nel suo genere in Italia e fra i pochi presenti nei musei europei. Questo fossile risale al Pleistocene Superiore e proviene da Rancho La Brea in California (USA), uno tra i più importanti giacimenti fossiliferi al mondo per quantità e varietà di specie ivi recuperate. Il genere Smilodon è vissuto nelle Americhe circa 2 milioni di anni fa. Carattere distintivo di questo grosso felino sono i denti canini enormemente sviluppati che lo rendevano un temibile predatore. Probabilmente viveva in branco e poteva cacciare grossi erbivori, come ad esempio i mammut, ma non è escluso che si nutrisse anche di carcasse. Lungo più di 2 metri e alto circa 1,20 metri al garrese, poteva pesare fino a 300 kg.
7. Il sito di Al-Khiday
Nella sala di Al-Khiday (Sudan) sono esposti resti umani e tracce materiali di differenti popolazioni che, in fasi cronologiche che vanno dal 12000 a.C. alla fine del I sec. d.C., hanno vissuto lungo la valle del Nilo, circa 25 chilometri a sud della confluenza del Nilo Bianco con il Nilo Blu.
8. Il mistero della mummia
La mummia con sarcofago è stata donata nel 1835 all’Università di Padova da Giuseppe Acerbi – già Console Generale d’Austria in Egitto. Il sarcofago è in legno di cipresso e l’iscrizione geroglifica lo attribuisce a Baankh, amministratore del tempio di Heka a Eliopoli. Fu sicuramente un personaggio importante: lo si può dedurre dal ricco corredo e dalla mummificazione di ottimo livello.
La mummia è quasi completamente sbendata ed è stata preparata in posizione supina con gli arti superiori flessi ad incrociarsi sul torace; i palmi delle mani sono rivolti verso il basso e gli arti inferiori sono distesi. Nel giugno 2012, la mummia e gli altri reperti egizi mummificati del museo sono stati sottoposti a un esame di tomografia computerizzata presso la sezione di Radiologia del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova. La CT ha permesso soprattutto di comprendere quali siano state le cause della morte dell’individuo: ed è stata una morte violenta. Grazie a una collaborazione con la Polizia di Stato, proprio come un "cold case", le ferite sul corpo indicano che Baankh fu aggredito e probabilmente ucciso.
9. Tridacna
Tridacna è un genere di molluschi bivalvi che vive nelle acque basse dei mari caldi dell’area indo-pacifica. Le specie appartenenti a questo genere hanno un mantello estremamente espanso e dai colori brillanti, nel cui tessuto vivono alghe fotosintetiche, le zooxantelle. Dalla simbiosi con queste alghe il mollusco ottiene fino al 70-100% dei nutrienti di cui ha bisogno, e recupera il resto filtrandolo dall’acqua marina. Esistono dieci specie di tridacna, ma solo Tridacna gigas arriva a raggiungere e superare il metro di lunghezza. Il nostro esemplare, con un diametro di 97 cm ed un peso di circa 200 kg, è tra i più grandi esposti in Italia.
10. Capodoglio di Zara
Il 31 gennaio 1767, durante una mareggiata, da un villaggio nelle vicinanze di Zara, in Dalmazia, fu avvistato un alto getto d’acqua e, sotto di esso, una grande massa scura tra le onde. Immediatamente quattro grosse barche con una ventina di marinai “armati di fucili e di mannaje” si diressero verso l’enorme animale che non riusciva a riprendere il largo. I marinai gli scaricarono addosso una selva di proiettili e “l’acqua apparì tinta di sangue”, ma l’animale continuò a lottare per ben sei ore, rovesciando una barca con un colpo di coda e azzannandone un’altra, prima di essere ucciso da un colpo di scure sul capo. I resti del capodoglio furono recuperati dalla Serenissima e trasportati a Padova per arricchire il Gabinetto di Storia Naturale dell’Università. Di questo esemplare, rimangono oggi il cranio, le mandibole, una quindicina di vertebre e costole e alcune ossa delle pinne pettorali. Le ossa del capo, in origine erroneamente montate con il cranio rovesciato e le mandibole disgiunte a imitazione di una balena, sono state ricollocate nella corretta posizione anatomica.
11. Galleria dei mammiferi
Una grande sala ospita mammiferi terresti (scheletri e tassidermie) provenienti da tutto il mondo: grandi elefanti e ippopotami, leoni, armadilli, formichieri… Il concetto di biogeografia, ovvero il fatto che la distribuzione delle specie sul pianeta segua gradienti geografici e fattori ambientali, nonché processi ecologici ed evolutivi, è affidato a un video, mentre un altro introduce marsupiali e monotremi. Un gioco permette di scoprire le convergenze evolutive tra marsupiali e placentati.
12. Crani frenologici
La frenologia è una teoria pseudo-scientifica secondo cui dalla conformazione del cranio è possibile risalire allo sviluppo di certe zone del cervello, sede di particolari funzioni psichiche. Le basi di questa teoria furono elaborate dal medico tedesco Franz Joseph Gall (1758-1828).
Nei primi anni dell'800 questa disciplina divenne una pratica mondana e salottiera. Questo destino fu causato da un principio della frenologia che teorizzava che avendo gli istinti e i talenti umani tante aree cerebrali loro riservate, queste aree costituivano altrettanti piccoli cervelli, che si manifestavano alla superficie esterna del cranio con protuberanze o bernoccoli visibili e palpabili, tanto che era possibile riconoscere, alla vista e al tatto, le qualità intellettuali e morali di ciascun individuo. Viene da qui il detto “avere il bernoccolo per”, riferito ad una persona con particolari attitudini verso una disciplina.
13. Maschera mashamboy
Maschere di questo tipo venivano impiegate in contesti rituali. Realizzate in fibre vegetali e abbellite con elementi lignei, cauri e perline erano originariamente un emblema regale: la maschera veniva indossata dal re in persona durante le danze che precedevano il suo insediamento; conservata fino al giorno della morte del re, veniva esposta insieme al corpo del defunto, prima della sepoltura. Un esemplare simile veniva usato dai giovani del villaggio durante il babende (rito iniziatico). In anni recenti la maschera è apparsa in presentazioni folkloristiche, incentivate dalla crescita del turismo.