Dal principio: l’inizio del percorso museale è l’inizio del Sistema Solare: la sua formazione e la formazione del nostro pianeta sono testimoniate da una ricca collezione di meteoriti, messaggeri dallo spazio che ci raccontano i primordi del nostro universo. Tra esse, un frammento della celeberrima Murchison, una delle meteoriti più famose e studiate.
Dallo spazio si passa alla Terra, con un incredibile viaggio immersivo fino al suo nucleo, e ritorno, per comprendere come il nostro pianeta sia un sistema dinamico, in continua trasformazione e mutamento. Questi cambiamenti spesso sono molto lenti, ma altre volte avvengono in modo violento e improvviso.
Il risultato della continua evoluzione del nostro pianeta è visibile nel grande plastico con videomapping delle Alpi, generate dalla collisione tra le placche litosferiche Africana e Euroasiatica.
Oltre a spiegare i processi che danno luogo alla formazione e trasformazione dei diversi tipi di rocce, l’esposizione lascia spazio alla bellezza pura dei minerali, tra cui spicca un’incredibile acquamarina. I reperti e diverse postazioni multimediali e interattive, permettono di capire come si formano i cristalli e come si studiano, che caratteristiche hanno, come e perché si collezionano.
Una postazione interattiva particolarmente spettacolare riguarda i minerali fluorescenti e fosforescenti, che cambiano colore davanti agli occhi dei visitatori.
Al Museo della Natura e dell’Uomo si indaga il rapporto tra la nostra specie e il mondo che ci circonda. Fin da tempi antichissimi minerali e rocce hanno rappresentato per Homo sapiens una risorsa fondamentale.
I marmi policromi della collezione Lazzarini raccontano il secolare rapporto tra geologia, architettura e arte. I pigmenti di origine minerale creano uno strabiliante caleidoscopio di colori in cui immergersi.
Non si dimenticano, però, anche le conseguenze che lo sfruttamento eccessivo di queste risorse sta provocando sul nostro pianeta: i visitatori vengono così a conoscenza del concetto di Antropocene, il periodo geologico che stiamo vivendo in cui le tracce della nostra specie sono visibili persino nelle rocce. E non è un bene.