I Trilobiti sono artropodi marini vissuti nel Paleozoico. Il loro corpo era suddiviso in tre lobi longitudinali, da cui il nome, e in tre porzioni trasversali: il capo (cephalon) dotato di occhi composti, la parte mediana (thorax) formata da numerosi segmenti articolati fra loro, e una “coda” (pygidium). Possedevano un esoscheletro, cioè una struttura di sostegno esterna, con la parte dorsale mineralizzata; dalla parte ventrale, non mineralizzata, si articolavano fragili appendici, conservatesi solo in rarissimi casi, che avevano essenzialmente la funzione di arti. Questi animali erano prevalentemente bentonici, vivevano cioè sui fondali di acque basse e sono stati un importantissimo elemento della fauna paleozoica, presentando talora forme bizzarre. I resti fossili di questi animali vanno dal Cambriano inferiore (a partire da circa 521 milioni di anni fa) fino al tardo Permiano (circa 250 Ma) e hanno avuto il massimo sviluppo nell’Ordoviciano (tra 480 e 450 milioni di anni fa circa): si conoscono più di 1500 generi e migliaia di specie, molte delle quali di grande valore stratigrafico soprattutto per lo studio del Paleozoico inferiore. La loro presenza ben definita nel tempo li rende infatti ottimi “fossili guida”; utilizzati cioè per la datazione delle rocce in cui vendono rinvenuti. Oltre ai loro fossili e ai resti delle loro mute, i trilobiti hanno lasciato anche tracce della loro attività, ad esempio tracce di riposo e di movimento. In Italia, i fossili di trilobiti si trovano in Sardegna, sulle Alpi Carniche e in Sicilia.