Un racconto a 40 anni dalla prima scoperta in Italia

Un incontro con Paolo Mietto per ripercorrere gli ultimi 40 anni dalla prima inaspettata scoperta: fino al 1985 il mondo scientifico riteneva infatti impossibile trovare in Italia qualsiasi documentazione paleontologica sui dinosauri, poiché il Paese si trovava a quell’epoca in condizioni marine incompatibili con la loro vita.

La scoperta da parte di Vittorino Cazzetta di un masso nel Monte Pelmetto in Cadore con possibili impronte, poi inaspettatamente identificate come tracce della massiccia presenza di dinosauri del Triassico superiore, aprì un campo sconfinato di possibilità: le condizioni ambientali erano sì marine di tipo tropicale, ma c’erano gigantesche aree costiere che venivano invase dal mare da maree millenarie e durante le tempeste.

Questo è solo l’inizio di una storia vissuta in prima persona da Paolo Mietto, che la ripercorre a 40 anni di distanza, ricostruendo come siamo arrivati a dire che l’Italia è veramente “il paese dei dinosauri”. Ora, infatti, non si contano più i siti con impronte che vanno dal Triassico superiore alla fine del Cretaceo, dalle Alpi meridionali a quasi tutto l’Appennino. E poi, come ci si poteva aspettare, sono arrivati anche i resti scheletrici: a Saltrio in Lombardia, al Villaggio del Pescatore presso Trieste, nel sito unico al mondo di Pietraroia presso Benevento… e la storia continua.

All’incontro in Auditorium, introdotto dalla conservatrice della collezione di Geologia e Paleontologia Mariagabriella Fornasiero, segue la visita alla sala del Museo dedicata all’Età dei rettili e alla Sala delle Palme guidata dal relatore e dalla conservatrice. La partecipazione è gratuita, su prenotazione, e non comprende la visita completa del Museo.

Paolo Mietto, vicentino, è stato docente di Geologia Stratigrafica e Geologia Storica presso il Dipartimento di Geoscienze dell’Università degli studi di Padova, di cui è Studioso senior. Dal 1999 al 2005 è stato presidente del Consiglio di corso di laurea in Scienze Geologiche.

I suoi interessi scientifici lo hanno portato ad occuparsi principalmente dei problemi geologici, paleontologici e stratigrafici della copertura sedimentaria delle Alpi Meridionali, con particolare riguardo alle successioni permiane e mesozoiche. I suoi contributi scientifici più significativi riguardano la biostratigrafia ad ammonoidi e conodonti, finalizzate in particolare ai problemi cronostratigrafici del Triassico medio. Si è inoltre dedicato a ricerche paleoicnologiche e in particolare allo studio delle impronte di tetrapodi, fra i quali dinosauri, dei terreni carboniferi della Carnia, del Permo-Trias del Sudalpino e del Giurassico della Piattaforma Veneta e dell’Alto Atlante marocchino.

Le scoperte più significative in questo campo sono la prima segnalazione di tracce di dinosauri nel territorio italiano, lo studio icnologico del sito giurassico con impronte di dinosauri del Lavini di Marco presso Trento e la più recente scoperta, a Roccamonfina in Campania, delle impronte umane più antiche conosciute al mondo.

È socio effettivo dell’Accademia Olimpica di Vicenza e dell’Istituto Veneto di Scienze lettere ed arti di Venezia e socio corrispondente dell’Accademia Galileiana di Padova.

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