La Collezione Capra, acquisita alla fine degli anni ’20 del ’900, ha un notevole valore storico-etnografico e comprende oggetti provenienti da Australia, Nuova Guinea e Nuova Zelanda: una serie di scudi in legno dipinti con motivi geometrici, alcune clave piatte, dei bastoni da getto, delle mazze, dei boomerang di forme diverse, dei propulsori ornati di conchiglie, delle asce litiche, dei bastoncini-messaggio, una serie di archi e frecce e altri oggetti tradizionali della cultura maori.
Negli anni 1934-1936 viene acquisita dal Museo la Collezione dell’Arsenale della Marina da Guerra austro-ungarica di Pola. Queste raccolte costituivano un museo dell’Imperial Regia Marina che alla fine della Prima Guerra Mondiale – con l’annessione dell’Istria all’Italia – aveva subito un inevitabile smembramento: in questa occasione la collezione etnografica, comprendente oggetti dell’Oceania e dell’Africa, fu acquisita da Raffaello Battaglia, allora direttore dell’Istituto di Antropologia di Padova.
Dall’India provengono molti oggetti d’uso comune (teiere, forme per dolciumi, fornelli da pipa), strumenti musicali (flauti, violini, tamburi), giocattoli, ornamenti, maschere sacre e rappresentazioni di divinità. Altro materiale d’uso comune, armi, oggetti legati al culto, strumenti musicali proviene dal Tibet, Myanmar (Birmania), Tailandia e Filippine.
Dal Vicino Oriente (Turchia e Iran prevalentemente) provengono vari oggetti acquisti negli anni ’60 e ’70. Si tratta di armi (archi, mazze, spade, asce), scudi, ornamenti, amuleti, piccoli Corani e rosari islamici.
Scarsamente rappresentata è l’America, di cui tuttavia si possiede una tunica in pelle, completa di accessori, appartenuta alla popolazione Sioux.
Un discorso a parte merita la pregevole collezione di modellini navali, proveniente dal Museo di Pola e che la tradizione vuole fossero esposti nel quadrato di poppa di un incrociatore austriaco. La serie, che rappresenta imbarcazioni diffuse un tempo nell’area che dal Sudest asiatico, si estende alle coste orientali dell’Africa e – a est – giunge sino ai più lontani arcipelaghi melanesiani (Figi) e all’estrema punta dell’America meridionale (Terra del Fuoco).