La collezione proviene dal Museo d’Arte orientale di Ca’ Pesaro a Venezia e fa parte di una raccolta di circa 36.000 pezzi dovuta ad un appassionato viaggiatore e collezionista, Enrico di Borbone, conte di Bardi (1851-1906) e alla sua consorte, Aldegonda di Braganza.
Nel 1887 Enrico di Borbone aveva intrapreso un lungo viaggio in Oriente, accompagnato dalla moglie e da alcuni amici. La molteplicità di oggetti che formano questa vasta raccolta rispecchia gli ampi interessi artistici e culturali del collezionista e il suo gusto per l’esotico, di gran moda all’epoca.
La collezione comprende oggetti che spaziano dal vestiario e dagli accessori personali alle armi e armature, dalle ceramiche artistiche agli oggetti rituali.
Alla morte del conte (1906), la moglie cede la collezione all’antiquario austriaco Trau, al quale fu sequestrata dal governo italiano in seguito alle vicende belliche (1918) e trova sistemazione definitiva a Ca’ Pesaro. In seguito, per motivi logistici, parte delle collezioni (più di 2000 pezzi) viene depositata in due riprese (1935 e 1942) presso l’Università di Padova.
Si tratta di oggetti in massima parte giapponesi, cinesi e thailandesi: sono notevoli le armature da parata del periodo Edo, le armi e le lame; una ricca collezione di kimoni e indumenti di seta operata – alcuni molto ricercati – accompagnati dai loro accessori. Da segnalare inoltre gli oggetti d’arredamento, i servizi da tè in lacca nera e oro, le ceramiche e le porcellane, i vasi rituali cinesi e gli altri oggetti in bronzo, i pennelli dipinti e intarsiati; una raccolta di statuette di ceramica raffiguranti personaggi diversi, arti e mestieri; non meno interessanti sono gli strumenti musicali, i giocattoli e una preziosa collezione di bambole.
Tra gli oggetti provenienti dall’Indonesia, vi è una raccolta di figure del Wayang, il teatro delle ombre, cui si accompagnano strumenti musicali diversi.
Da Giava, dal Sudest asiatico e dal Giappone proviene inoltre una serie di modelli di abitazioni.
Tra le raccolte di maggior interesse, ricordiamo una collezione di scudi e spade Dayak del Borneo, dipinti con volti demoniaci ed ornati di capelli umani.