L’appuntamento con Giusy Capasso, in programma per martedì 21 gennaio alle ore 17.30, è il quarto “incontro con l’esperto”. L’evento unisce una presentazione in Auditorium, introdotta dal conservatore delle collezioni di antropologia Nicola Carrara, a un approfondimento in Museo nelle sale dedicate ad “Al-Khiday” e “Africa”.

Come studiare la dieta delle popolazioni neolitiche del Sudan, dove non è possibile effettuare alcune delle analisi in ambito bioarcheologico? Nei contesti in cui non si conserva il collagene, necessario per le analisi del Dna antico o di alcuni isotopi, il tartaro dentale rappresenta una fonte significativa di dati per la bioarcheologia, visto che conserva microresti che forniscono informazioni dirette sulle strategie di sussistenza e sull’ecologia delle popolazioni antiche.

L’analisi del tartaro dentale di individui provenienti da comunità neolitiche del Sudan orientale ha identificato microresti vegetali che offrono nuovi dati per la ricostruzione delle loro strategie alimentari. Se fino a poco fa, infatti, sapevamo che durante il Neolitico i gruppi umani del Sudan orientale basavano la propria sussistenza su un pastoralismo intensivo e sullo sfruttamento di risorse vegetali, non era ancora ben chiaro che tipo di risorse vegetali fossero incluse nella dieta umana. L’analisi svela anche come le comunità neolitiche abbiano modificato le loro strategie di sussistenza in risposta ai cambiamenti ambientali.

L’ingresso è gratuito su prenotazione e non comprende la visita completa del Museo.

Giusy Capasso è specializzata nell’analisi bioantropologica di resti scheletrici umani da contesti archeologici, che svolge utilizzando tecniche analitiche avanzate per la ricostruzione dello stile di vita delle popolazioni del passato, per indagare aspetti come dieta e mobilità. Ha conseguito la laurea triennale e magistrale in Archeologia orientale presso l’Università di Napoli “L’Orientale” e un diploma di specializzazione in Beni archeologici presso l’Università di Padova, dove è attualmente dottoranda presso il Dipartimento dei Beni culturali.
Per il suo dottorato indaga le gerarchie sociali e i fenomeni di mobilità in Veneto nell’Età del Ferro, attraverso l’analisi dei resti scheletrici umani provenienti dalla necropoli del CUS-Piovego di Padova. Parallelamente studia l’impatto della rivoluzione neolitica sui gruppi umani del Sudan orientale, collaborando con la Italian Archaeological Expedition to the Eastern Sudan (IAEES). Da anni lavora come bio-antropologa in scavi archeologici in Italia e in paesi orientali come Sudan, Pakistan, Etiopia e Arabia Saudita.

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